La salute sostenibile

Un saggio molto interessante sulla sostenibilità del sistema sanitario nazionale e sui provvedimenti da prendere per mantenere e migliorare il sistema. La conclusione è che il sistema è sostenibile se si vuole che lo sia, perché non ha entrate proprie e perché non ci sono limiti a quanto di bene può essere fatto per la salute di tutti i cittadini. Elenca d’altra parte molti distinguo in tema di sprechi, uso dei farmaci, prevenzione e organizzazione, ai fini di eliminare spese inutili e migliorare le prestazioni del sistema a parità di risorse impiegate. Ne riporto un elenco semplificato.

Sugli sprechi, in ordine di importanza

Sovra-utilizzo: gli sprechi dovuti a prestazioni sanitarie fornite senza vera necessità, per far piacere ad un paziente con qualche tendenza all’ipocondria.

Frodi e abusi: non solo la corruzione, ma anche l’utilizzo del potere a fini personali.

Sotto-utilizzo: il rifiuto di prestazioni necessarie comporta l’aggravamento delle condizioni e la susseguente necessità di ricorso a interventi più costosi.

Inadeguato coordinamento: la mancanza di coordinamento tra enti e reparti porta alla ripetizione di esami, visite ecc. con conseguente innalzamento dei costi.

Complessità amministrative: il sistema sanitario è indubbiamente complesso e non potrebbe non esserlo. Tuttavia, si potrebbe fare molto per semplificarne la gestione, purché questo non vada a incidere su altre forme di spreco.

Acquisti a costi eccessivi: è lo spreco più vistoso nell’immaginario collettivo, ma incide meno degli altri. Per le apparecchiature diagnostiche, la mancanza di investimenti genera sprechi, perché la manutenzione di apparecchiature obsolete diventa più costosa della sostituzione. Per i servizi, occorre eliminare i fenomeni di corruzione e concussione. Per i farmaci, si può fare quanto segue.

Dal punto di vista dei farmaci e del loro uso:

Adattare le confezioni dei farmaci alle prescrizioni per ridurre gli sprechi: non più confezioni troppo piccole o troppo grandi.

Diffondere l’uso di farmaci generici: in Italia se ne fa un uso irrisorio rispetto ad altri Paesi, nonostante l’alta qualità del prodotto nazionale.

Modificare l’organizzazione oncologica per ridurre gli sprechi di farmaci oncologici: raggruppare i pazienti per terapia e non per patologia.

Per la prevenzione:

Le solite cose: non fumare, non bere alcolici, non aumentare di peso, fare attività fisica, rispettare le norme di sicurezza e igiene sul lavoro e anche altrove.

Importantissimo, un corretto ciclo dell’acqua, fatto di acquedotti, fognature e depuratori ben fatti, ben condotti e ben conservati. Il ciclo dell’acqua contribuisce alla salute in maniera determinante, come ben sanno tutte le genti che ne mancano.

Dal punto di vista delle strutture e dell’organizzazione:

Potenziare la medicina di base, per evitare, ove possibile, il ricorso alla più costosa medicina specialistica o un accesso diretto e inutile al pronto soccorso;

Migliorare l’equilibrio tra innovazione e manutenzione: in molti casi, un’attenta manutenzione costa meno e dà più occupazione dell’innovazione, a parità di risultati. Salvo poi intervenire al momento giusto con corretti investimenti, quando la manutenzione diventa impossibile o troppo onerosa.

E qui si innesta il discorso su cui anch’io ho qualcosa da dire. Che è poi quello della manutenzione delle strutture organizzative. Lo riprenderemo. Comunque, l’esame e il libro di Geddes fanno luce su aspetti largamente trascurati, se non ignorati, da chi dovrebbe governare il sistema sanitario.

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