La notte della sinistra

Saggio di federico rampini sugli errori della sinistra (Mondadori, 164 pp, 16 €)
Analisi

Pag. 5: Anni ‘70, l’élite di quel momento, “giovani borghesi figli di papà più i loro ispiratori e cattivi maestri tra gli intellettuali di moda”,

Erano gli estremisti duri e puri, figli di papà, come diceva PPP: ma quanti di loro ora sono i campioni dell’altra parte? Non mescoliamo il culo con le quarant’ore! Non sono loro la sinistra che consideriamo la nostra famiglia. Ci vorrebbe una ricerca accurata per verificare cosa han fatto dopo e capire chi erano e cosa sono diventati.

Pag. 5: “Non importa che abbiano conti in banca milionari, i media di sinistra venerano queste celebrity”:

Io non me ne sono accorto, e comunque, per Marx non era la ricchezza il nemico da battere, ma il potere economico. Non sono la stessa cosa. Egli stesso si avvaleva della ricchezza di Frederick Engels.

Pag. 24: Il risultato dell’immigrazione è ovvio: i livelli salariali si abbassano rispetto a quel che sarebbero senza immigrazione.

Anche l’immigrazione dal sud fu un modo di tenere bassi i salari nell’industria italiana, ma, grazie al sindacato, i salari crebbero, salvo poi arenarsi quando ci fu una vera rivoluzione nella composizione della società italiana.

Pag. 26: Le differenze sono sempre esistite; in passato erano ben più acute di oggi.

Può essere vero, ma oggi ci sono anche le guerre per procura e le siccità dovute ai mutamenti climatici prodotti dai paesi sviluppati.

Pag. 30: Da quando aiutarli a casa loro è diventato uno slogan di destra, alla sinistra più militante interessano solo le imbarcazioni che solcano il Mediterraneo.

Siamo chiari: aiutarli a casa loro significa fare a casa loro investimenti che siano più vantaggiosi per loro, meno per noi. Mai accaduto, e che quel che fanno oggi i Cinesi non è diverso. E se qualcuno volesse fare quegli investimenti, immediatamente gli direbbero che deve farli qui da noi, a vantaggio dei nostri giovani.

Pag. 46: Tanti progressisti, se Trump si schiera contro uno peggiore di lui, si sentono obbligati a solidarizzare col mascalzone. Un esempio? Maduro.

Il caso del Venezuela è emblematico. Il presidente Chavez ha creduto di poter fare a meno degli stranieri e le straordinarie risorse del Paese soso state affidate a degli incapaci. Ora, il Venezuela è in preda a una crisi talmente grave da richiedere una unità nazionale che Maduro non è in grado di assicurare, e probabilmente neppure il presidente auto proclamato. Difficile dire come possa finire; quel che è certo è che non si può rinunciare a una classe dirigente capace.

Pag. 50: Yankee go home.

Rampini trova contraddizione tra il vecchio slogan degli anni ’70 e l’attuale atteggiamento della sinistra che rimprovera agli Stati Uniti il disimpegno dalla difesa dei Curdi e delle donne afgane. In realtà, si ha l’impressione che Trump voglia semplicemente selezionare in modo diverso i suoi nemici, che voglia, per esempio, preparare l’intervento in Iran. Per quanto concerne invece il fatto che, tolto il cattivo gusto e la smania della provocazione Trump non sia così diverso da vari altri presidenti americani, credo che Rampini abbia ragione.

Pag. 85: Questa subalternità nei confronti della prepotenza dei top manager, in occidente è diventata la regola, e le sinistre non fanno eccezione.

A parte la virgola tra soggetto e verbo, si confondono, al solito, i vertici dei partiti di sinistra con il popolo di sinistra. Va detto che poi sono i partiti e i loro candidati a prendere i voti, non il popolo, ma considerare scontato che sia certamente così, è un errore. Comunque, il riconoscimento dell’enormità delle differenze contraddice quanto dice a in 26.

Pag. 99: Da una serata degli Oscar all’altra, gli applausi scomposti verso le star del politically correct hanno ottuso le nostre facoltà mentali.

Non mi ci riconosco! Ma chi sono io?

Pag. 104: Nei tempi estremi vincono gli estremisti: la loro ideologia diventa una religione.

Rampini riporta queste frasi di Margaret Atwood, considerata una traditrice dalle femministe che prima l’avevano osannata. Poi, c’è il caso di Catherine Deneuve, ma di quello abbiamo già detto (11 Gennaio 2018). È una critica serrata dei conformismi vecchi e nuovi, che sembra ormai la chiave di lettura principale di questo libro: ben venga.

Pag. 119: Col senno di poi la televisione era un mezzo rudimentale in confronto a Internet e ai social media. … l’apparecchio non ti urlava dietro per attirare la tua attenzione come fa lo smartphone.

Anche qui non mi riconosco. Se è vero quel che dice, i social media sono una droga potentissima, e sono innumerevoli le sue vittime. La mia esperienza con Facebook è stata breve, e quando è venuto a mancare non ho avuto crisi d’astinenza, ma devo dire che il ricorso a frequenti consultazioni l’ho patito anch’io.

Pag. 139: Non si può essere pro-scienza a giorni alterni, selezionando solo i verdetti che ci piacciono e ci confortano nelle nostre certezze. … i popoli si diseducano anche così, una bugia alla volta, e alla fine i demagoghi e i predicatori del nuovo oscurantismo si trovano la strada spianata.

Giustissimo. In questo capitolo si parlava di marijuana, plastica, greenwashing aziendale, ambientalismo di maniera e altro, ma il cuore del discorso è il costo dell’ambientalismo che va a ricadere sui soggetti deboli, mentre i ricchi possono permettersi anche di essere ambientalisti. Bisogna trovare il modo di far diventare l’ambientalismo sostenibile per tutti, in particolare per quelli che, con le politiche ambientali, perderanno il loro attuale posto di lavoro. Non sarà facile, come sanno bene a Taranto.

Pag. 146: L’immigrazione, come il commercio globale, può essere benefica per un’economia nazionale e allo stesso tempo impoverire alcune categorie al suo interno.

Dice cose interessanti l’intervista con Fukuyama, e conferma tutte cose che sappiamo bene, anche se spesso ce ne dimentichiamo: non si possono eliminare le migrazioni, specialmente quando a causarle sono le guerre e le calamità, naturali o indotte. Regolare i flussi si può: la carta verde degli Stati Uniti è un mezzo intelligente, e se usata in maniera altrettanto intelligente, può dare un valido contributo che alla lunga produrrà buoni risultati, o almeno mitigherà i disastri che la sua mancanza può generare.

Pag. 163: L’intellettuale impegnato, per essere utile a qualcuno, non dovrebbe essere prevedibile, scontato, sempre schierato dalla stessa parte, cioè fazioso e rituale nell’invettiva o nell’elogio.

L’intellettuale dovrebbe arrivare dove gli altri non arrivano, e gli altri dovrebbero essere umili abbastanza da accettare le sue lezioni. Purtroppo, non accade quasi mai. Comunque, è proprio questo quello che intendo per sparigliare le carte, e anche il politico, nel suo piccolo, dovrebbe sforzarsi di rilanciare di continuo in territori inesplorati, come un Bulgarelli che lancia Pascutti da quaranta metri verso la porta avversaria, o un Suarez che lancia Jair.

Sintesi

Come sintesi, probabilmente basterebbe riportare qui il testo della prima parte della Costituzione della Repubblica italiana, e lì fermarsi, perché non c’è altro da aggiungere. In realtà, la lettura del libro di Rampini è davvero inquietante e le sue conclusioni interessanti e, a grandi linee, condivisibili, anche se, alla fine, neanche tanto sconvolgenti: il rilancio della sinistra si deve fare combattendo per la riduzione delle differenze. Secondo me, questo è solo uno dei tanti compiti della sinistra, ma di questo abbiamo già parlato.

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