Sovranismo e gap

C’è bisogno di essere protagonisti in Europa

Anche nel post del 02/03 ho peccato di prosa criptica: mi hanno detto che non si capisce perché il sovranismo monetario ci impoverirebbe, che non si capisce come l’individualismo concorra al gap organizzativo, né quale sia il legame tra queste istanze e il voto a +Europa. Vediamo se riesco a spiegare.

L’idea di ricominciare a svalutare la moneta per recuperare competitività si porta dietro, o forse davanti, l’idea che in Italia sia ancora possibile vivere di industria manifatturiera, facendo concorrenza alle economie emergenti oggi in Asia e America meridionale, domani in Africa. Ma questo è assurdo, e dà una chiara idea di come non sia solo la sinistra italiana a non aver capito i mutamenti della società e della generazione di ricchezza. Siamo in buona, anzi cattiva, compagnia. Mettersi in concorrenza con quei Paesi è possibile solo a condizione di abbassare moltissimo il tenore di vita delle classi deboli, compreso l’ex ceto medio. È questo che vogliamo? Credo che nessuno lo voglia, e allora non è quella la strada.

Il gap organizzativo, cioè l’incapacità delle strutture economiche italiane di darsi una buona organizzazione e di farla funzionare bene, esiste davvero, ed è forse l’unico reale. Gli altri, di cui a volte si parla, per esempio quello tecnologico e quello dell’economia di scala, sono ormai superati: il primo, da almeno cinquant’anni, il secondo da quasi trenta. Il mancato superamento del gap organizzativo dipende a mio parere dalla mancata accettazione della necessità di abbandonare le dinamiche dell’azienda familiare e familistica per abbracciare modelli più aperti, che permettano di affrontare meglio le aperture che si creano nei mercati. In queste condizioni, la struttura aziendale, invece di diventare uno strumento di crescita, diventa un collo di bottiglia dove tutto rallenta.

Il voto a +Europa è stato dettato dal desiderio di esorcizzare governi populisti, e perciò ancorato in qualche modo all’area di centro-sinistra, ma senza concedere ulteriore fiducia al giglio renziano, che non la merita più, e, per quanto mi riguarda, mai l’ha avuta. È anche un modo per dire che l’Italia ha bisogno dell’Europa e di esserne tra i protagonisti, e che per noi non c’è alternativa. Se quest’alternativa c’è, e sono io che non riesco a vederla, fatemelo sapere, per favore.

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