Nucleare 2021

Due articoli di Huffington Post più uno mio

Sono comparsi due articoli sulla produzione di energia da fonte nucleare su Huffington Post il 19 e 20 di questo mese di Novembre del 2021: il primo è di Edo Ronchi, mentre il secondo è privo di firma e quindi, secondo la logica giornalistica classica, riflette la posizione ufficiale di chi lo pubblica. Detto in poche parole, Ronchi dice che il nucleare non conviene e che non è né green, né sicuro; il secondo articolo dice che la ricerca deve andare avanti. Niente di nuovo, quindi, e l’unico aspetto per il quale il secondo articolo si fa notare è che vi si vede la ricerca di una impostazione dinamica, pronta ad accettare le novità che il futuro può avere in serbo. In compenso, il primo mette il dito su una piaga vera, la mancanza in Italia di un sito per il deposito definitivo delle scorie nucleari, neppure per quelle di provenienza ospedaliera. Il ministro Cingolani sta lavorando per eradicare la sindrome NIMBY, e speriamo che ci riesca.

Continuo però a pensare che il vero nocciolo della questione è un altro. Nel 2011, alla vigilia del quadruplice referendum del 12 e 13 Giugno (servizi pubblici locali, servizi idrici, nucleare e legittimo impedimento), scrivevo:

 

“Non ci sono le condizioni

Mi chiamo Stefano Innocenti, ho 59 anni, e da 30 opero nel settore energetico. Sono favorevole all’impiego dell’energia nucleare, perché, nelle dovute condizioni, gli impianti sono sicuri, efficienti, economici e danno un contributo al contenimento dei mutamenti climatici. Ma oggi in Italia, queste condizioni non ci sono, e per questo è necessario, il 12 e 13 Giugno, votare SI anche al referendum sul piano nucleare. Sono arrivato a questa conclusione sulla base di numerose considerazioni riguardanti la situazione politica e sociale italiana, ciascuna delle quali basterebbe da sola ad affossare l’idea di costruire oggi le centrali a fissione.

La penetrazione della criminalità organizzata

Le organizzazioni criminali sono oggi in Italia tra i principali imprenditori. La loro penetrazione nel sistema degli appalti è invasiva e documentata. E se da un lato è allarmante sapere che opere quali ospedali, scuole, ponti ecc. vengono costruiti da imprese che colloquiano con la mafia, dall’altro è impensabile accettare il concorso della criminalità nella costruzione delle centrali nucleari. Oggi in Italia, questo non può essere evitato, perché le misure legislative vigenti hanno dimostrato di essere inefficaci, e l’attuale classe dirigente mostra di non essere in grado, o di non volere, porre rimedio a questa situazione.

Il sistema della sicurezza

A capo dell’agenzia italiana per la sicurezza nucleare è stato nominato il professor Veronesi, e questa è stata un’ottima scelta. Ma il professor Veronesi, da solo, non può fare niente: ha bisogno di appoggiarsi a strutture di controllo che visionino progetti e realizzazioni e che intervengano in ogni caso di mancato rispetto delle norme e dei dettati contrattuali, e questo è uno dei punti più dolenti. Se le opere non vengono attentamente seguite durante la progettazione e la costruzione, ben poco si può fare a lavoro terminato, e i difetti, anche quelli non rilevabili all’atto del collaudo, non tardano ad evidenziarsi. Per la garanzia della sicurezza non sono sufficienti azioni a consuntivo sulle opere realizzate: servono azioni preventive che evitino il crearsi di situazioni potenzialmente pericolose. Inoltre, per l’efficacia dei controlli, è necessario mantenere un adeguato livello negli operatori, ma questi posti di lavoro, per diplomati e laureati, non sono più fra quelli maggiormente appetibili. Per invertire questa tendenza, è necessario garantire le carriere ai meritevoli, per avere di nuovo, negli Enti di controllo, tecnici più bravi di quelli che si trovano dall’altra parte del tavolo.

La conduzione degli impianti

Impianti ben condotti richiedono la presenza di personale qualificato ed in numero sufficiente per cui occorrono risorse idonee, in quantità e qualità. Negli anni appena trascorsi, una generazione di carrieristi si è servita in maniera spregiudicata del prepensionamento dei lavoratori senza tenere debitamente conto della eventualità di trovarsi con il personale di conduzione qualitativamente impoverito. Su questo aspetto, l’intervento è lungo e difficile, perché non basta prelevare dalle università e dagli istituti tecnici i laureati migliori ed i migliori periti: occorre anche dare loro il tempo necessario per maturare le competenze che occorrono per essere in grado di prendere le decisioni giuste nei tempi rapidissimi che la conduzione d’impianto impone. Quindi, la scuola e l’università sono punti di partenza ineludibili, ma non bisogna dimenticare che dopo la conclusione dei percorsi scolastici sono necessari anni di esperienza, prima di poter prendere in mano la conduzione di un impianto di elevata tecnologia.

La fiducia ed il consenso

Il rifiuto delle popolazioni ad ospitare sul proprio territorio le grandi opere si basano sulla sfiducia nella qualità delle realizzazioni e sulla inaccessibilità ai controlli. Poi, su questa sfiducia, si appoggiano motivazioni ideologiche e di altro genere, che magari sono quelle più visibili, ma ciò accadrebbe assai più difficilmente, e con minore appoggio popolare, se non esistesse una ricca casistica di opere che non hanno funzionato come avrebbero dovuto. Purtroppo, anche al di là dei casi più gravi, si potrebbe fare un lungo elenco di aspettative tradite, ed oggi, l’unico fulcro concreto su cui possa appoggiarsi una azione di recupero della fiducia è quello di lavorare meglio, con maggiore trasparenza, ed aprire ai controlli. È, purtroppo, un recupero che richiederà molti anni di lavoro.

Conclusione

La crisi di fiducia nelle grandi opere, nella loro costruzione e nella loro gestione richiedono un supplemento di motivazione e tutte le garanzie del caso. Per ottenere queste garanzie occorre rifondare una classe dirigente dotata di cultura tecnica non improvvisata. La costruzione di un numero limitato di impianti nucleari non risolve il problema energetico, né può seriamente influire sulla creazione di ricchezza in Italia, ma può contribuire alla creazione di una nuova classe di tecnici e può servire da impulso per le aziende votate più all’investimento in scienza e tecnologia che al profitto immediato e può dare occasione per il recupero della fiducia perduta. Ma, purtroppo, oggi in Italia non ci sono le condizioni, per la presenza di infiltrazioni criminali nel sistema degli appalti, per la carenza delle strutture di controllo, per l’impoverimento degli staff di conduzione degli impianti e per la mancanza di consenso da parte delle popolazioni interessate. Per questo ho deciso di votare SI anche al referendum sul piano nucleare, ed invito il lettore a fare altrettanto.

Vota SI al referendum sul piano nucleare”

 

Temo che rispetto a quanto scrivevo, l’unico cambiamento, in questi dieci anni, sia stato la scomparsa del Professor Veronesi; il resto, purtroppo, è tutto perfettamente attuale. Non ci sono le condizioni, e per crearle occorreranno molti anni di lavoro serio e difficile.

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