Olympic games

Le olimpiadi del ’20 fatte nel ‘21

Sempre affascinanti i giochi olimpici, anche in una situazione che di olimpico ha avuto poco. Bisogna anche dar merito all’organizzazione di aver portato a termine i giochi in maniera encomiabile, pur in una situazione che non prometteva niente di buono. La politica non si è intromessa eccessivamente e comunque meno di quanto accaduto in altre edizioni; l’epidemia in corso non ha falsato le gare, se non marginalmente; il comportamento di atleti e pubblico, dove ammesso, non ha dato luogo a inconvenienti gravi; c’è stata la solita festa degli sport detti minori, che solo in queste occasioni godono di una buona visibilità. Ora, invece, riprenderà la solita solfa degli sport miliardari, anzi, è già ripresa.

Difficile dire quale sarà, a distanza di anni, l’immagine simbolo dei giochi. Per gli sportivi italiani, riguarderà probabilmente le vittorie azzurre in atletica, che sono state 5, ma per lo sport olimpico in generale, è probabile che il record dei 400h sarà l’impresa sportiva che più sarà ricordata. Attendiamo ora i giochi paraolimpici, dai quali potrebbe emergere qualcosa di ancor più sorprendente.

Rimane il fatto, rimarchevole, di come questi grandi eventi sportivi riescano più di ogni altro tipo di eventi, a catalizzare l’attenzione di grandi masse di persone in tutto il mondo. Per questo, credo che si dovrebbero maggiormente utilizzare per promuovere la pace e l’incontro tra i popoli, cercando di impedire invece che vengano utilizzati dagli stati come occasioni di propaganda. A questo scopo, oltre a escludere i paesi che fanno uso sistematico del doping di stato, si potrebbe incominciare a escludere anche quelli che fanno uso politico dello sport, ma se lo si facesse sul serio, a questi eventi ben pochi potrebbero partecipare, forse neppure l’Italia. E allora si potrebbe ricordare quel che avvenne ad Anversa nel 1920: “durante la premiazione del marciatore milanese Ugo Frigerio alla presenza di Alberto del Belgio, la banda che doveva eseguire l’inno italiano pare avesse perso lo spartito della Marcia Reale. Per cavarsi d’impaccio, il direttore passò voce ai bandisti di suonare ‘O Sole mio, da tutti conosciuta a memoria, e immediatamente l’esecuzione venne seguita a gran voce dagli spettatori dello stadio” (da Wikipedia). Ottimo: in ogni paese c’è una ‘O sole mio, che permette di prendere in giro ogni vuoto sovranista.

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