La bastarda di Istanbul

Romanzo di Elif Shafak

Un romanzo non straordinario, ma che mi ha messo in crisi.

L’argomento è quello della diaspora armena dopo gli eccidi del 1915. Trattandosi di un romanzo, non si espongono dati o fatti, ma si narra la storia di una famiglia turca e del suo corrispettivo armeno emigrato negli Stati Uniti. Il problema è che l’intreccio è molto complicato: durante la 1WW, in Turchia una bambina armena, Shushan, si trova abbandonata, e finisce in un orfanotrofio. Anni dopo, un signore turco si innamora di lei, ancora molto giovane, e la sposa. Lei partorisce un maschio, ma poi ritrova un fratello e allora molla tutto e va con lui in America a rifarsi una vita a San Francisco, dove, con un nuovo marito, avrà un altro figlio. Questi si sposerà con una giovane americana e i due avranno una figlia, Armanoush, ma poi si separeranno e divorzieranno. Intanto, il primo figlio di Shushan si sposa e ha cinque figli, quattro femmine e un maschio, il quale, sui vent’anni, se ne andrà in America e diventerà il secondo marito della moglie divorziata dell’altro figlio di Shushan. L’incontro decisivo è quello tra Armanoush e la figlia di una sorella del suo patrigno, due ragazze sensibili e un po’ ribelli, pressappoco coetanee. Per la prima di queste due ragazze, la vecchia Shushan è la nonna, mentre per l’altra è la bisnonna: evidentemente, in Turchia tra due le generazioni successive ci sono circa vent’anni e in America ce ne sono trenta.

Non è tutto qui, naturalmente, il romanzo è ancora più complesso, ci sono di mezzo violenza e morte e, in questo intreccio, mi sono perso più volte, non ricordavo più chi è questo e chi è quella: non so se capiti a tutti, ma sono arrivato a dubitare della mia memoria e a preoccuparmi della mia salute mentale. Spero di essermi allarmato per niente, ma sulla godibilità di questo romanzo ho qualche dubbio.

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