Non tre sorelle

Teatro a Montecarlo

Tre attrici ucraine ricevono da un regista la proposta per fare a teatro le Tre sorelle di Anton Čechov. Ma la preparazione si dilunga e sopravviene l’epidemia di CoViD, che provoca la chiusura di tutti i teatri.

Poi, arriva la guerra, e le attrici si trovano cacciate da casa loro o fuggite per salvarsi. Si ricongiungono in Italia, con una nuova regista e il desiderio di riprendere il cammino interrotto.

Ma qui sorge il dubbio: è giusto fare questo omaggio alla cultura del paese che sta facendo a pezzi l’Ucraina? Tra le tante incertezze, si chiedono: ma Čechov era russo o ucraino? Il suo luogo di nascita è a due passi dal confine tracciato dopo la rivoluzione, e prima di allora non c’era alcun confine, tutto era Impero Russo. E poi, dopo Puškin, dismesso il tedesco, il russo era diventato la lingua della grande letteratura, e le altre lingue dell’immenso impero apparivano come sorelline minuscole. Insomma, la cultura russa va oltre la Russia come la intendiamo nel 21° secolo, e non si può farne a meno.

Alla fine decidono di fare Non tre sorelle, di Non Anton Čechov, questo spettacolo fatto di lunghi monologhi, prevalentemente autobiografici, e un po’ di musica, recitato soprattutto in inglese, con alcune parti in italiano e qualcosa di ucraino. Un po’ faticoso da seguire, ma estremamente interessante.

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