Vi avverto che vivo per l’ultima volta

Libro di Paolo Nori su Anna Achmatova e su molto altro

Trovo sempre un po’ di imbarazzo a definire romanzo quel che scrive il Nori da Parma, e questo non fa eccezione. Ma non è neppure un saggio sulla poetessa Anna Achmatova, che pure Nori adora, perché lui scrive soprattutto di se medesimo. In realtà, gli argomenti di questo libro sono due: da un lato, la vita e le opere di Anna Achmatova, con l’accento più spostato sulla vita; dall’altro, il momento attuale della storia della Russia, con le mire imperiali di Putin e le violazioni dei diritti civili non solo in Russia e in Bielorussia, ma anche in altri Paesi ex sovietici, non esclusa l’Ucraina.

Anna Achmatova era talmente grande come poetessa, che niente altro sembrava interessarle, comprese le sue vicende familiari complicatissime: un padre che rifiutava una figlia dedita alla poesia, un marito fucilato nella guerra civile, un figlio e il terzo marito incarcerati durante lo stalinismo e oltre. Un Pasternak, infine, che cercava di intercedere per lei presso Stalin, ma lo faceva in maniera così goffa da risultare controproducente. La poesia di Anna era una poesia che oggi potremmo definire intimista (ma sulla mia competenza in materia, che si stenda un velo pietoso), insomma il contrario di quella che veniva considerata poesia socialista, e questo mi ricorda gli aiuti che il PCI dava a Pablo Neruda, per trovarsi poi in mano una raccolta di poesie d’amore.

Sulla così detta operazione speciale, Paolo Nori è testimone non solo del proprio dolore, ma anche di quello di molti dei Russi che ha incontrato nei suoi viaggi in Russia, l’ultimo nel 2022. Per lui, è un dolore che viene dal tradimento nei confronti del suo amore per la letteratura e l’arte della Russia, dall’imbarazzo tra un amore che resta, ma che non può più essere vissuto come prima. Le persone che ha incontrato sono spesso, ma non soltanto, dei giovani che temono per se stessi e per il proprio futuro: ci sono anche persone più mature, e dove Nori non ha testimonianze dirette, ne riferisce altre che non vanno trascurate.

Come andrà a finire, ha chiesto Nori a una ragazza, e lei ha incominciato a piangere. E Vonnegut si sente dire da un’anziana signora: ne tireranno fuori un film interpretato da Frank Sinatra e John Wayne o da qualcun altro di quegli affascinanti vecchi sporcaccioni che vanno pazzi per la guerra. E la guerra sembrerà qualcosa di meraviglioso, e così ne avremo tante altre.

E conclude il Nori: Questa è la mia paura. Che ci facciamo invadere dalla bestialità. Che non ci rendiamo conto di quello che stiamo diventando e che, forse, siamo già diventati.

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