La democrazia del narcisismo

Saggio di Giovanni Orsina

Breve storia dell’antipolitica, recita il sottotitolo. Quando ho scelto questo libro, pensavo che i narcisi fossero taluni politici che fanno a gara per mettere in evidenza la propria persona: Berlusconi, in primis, e poi Renzi, Salvini, Grillo, Calenda e molti altri. Invece, Orsina parla d’altro: per lui, i narcisi siamo tutti noi, che siamo passati da un sano desiderio di realizzazione personale al rifiuto di qualsiasi intermediazione.

Dice Orsina che nell’ambito di una politica democratica, ciascuno di noi deve rinunciare ad una parte della propria sovranità per demandarla alla politica, perché altrimenti la democrazia vacilla e rischia di crollare; questa rinuncia ha funzionato per oltre vent’anni dopo la fine della guerra al nazifascismo. Poi, il fatto stesso di avere un ordinamento democratico ha prodotto il desiderio di ampliare i confini dell’autodeterminazione individuale, con la conseguenza di restringere quelli della delega alla politica, provocandone l’indebolimento.

Fin qui, si può essere d’accordo e valutare le tesi dell’autore come rivelatrici, ma due aspetti mi lasciano incerto: in primo luogo, secondo me, sottovaluta il lavoro e le idee di Enrico Berlinguer negli anni ’70 del ventesimo secolo; è ovvio che la realtà è profondamente cambiata e che proporre oggi di ripartire da Berlinguer è assurdo, ma ciò non lede l’importanza che ha avuto. Inoltre, nel libro non si rileva che l’italiano medio adora lo stato ogni volta che si configura come una mucca da mungere e lo disprezza in tutte le altre sue manifestazioni: questo aggrava l’indebolimento di cui sopra e viene da pensare che sia persino più importante.

E poi, c’è tutta la parte in cui Orsina analizza tangentopoli e le sue conseguenze usando come guida quel che scrive Elias Canetti in Massa e Potere. È molto interessante, ma desta anche qualche perplessità. Credo che sarà necessaria una seconda lettura, più profonda della prima; dovremo riparlarne.

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