Cecità 3

Black out

Non molto tempo fa si parlava del kit delle 72 ore e delle emergenze per le quali tale kit avrebbe potuto essere utile. Il mio suggerimento (vedi Cecità 2 | Logos52) era, tra le possibili emergenze, di non trascurare la possibilità di un prolungato black out elettrico.

Detto, fatto.

Per fortuna, il black out nella penisola iberica è durato meno di 24 ore, ma si è visto a quali conseguenze può portare: senza elettricità, sono tanti i servizi che cessano di funzionare e ancor più sono quelli severamente ridimensionati. Se da un lato è chiaro che il kit non può supplire ai servizi mancanti, tuttavia è evidente che può succedere ovunque e che è necessario prepararsi per mantenere una parvenza di vita civile. Se poi ci poniamo il problema dal punto di vista della sicurezza, allora è necessario anche vedere che cosa si può fare dal punto di vista della comunità,  e non solo individualmente.

Il sistema d’emergenza comunitario è necessariamente quello della generazione diffusa che si connetta con la rete elettrica nelle cabine della bassa tensione, a livello di quartiere, e per avere un’adeguata indipendenza richiede due condizioni: continuità e sezionamento.

Continuità

Per avere una adeguata continuità del servizio elettrico si può agire in due modi: generazione termica, necessariamente di tipo diesel, o sistemi di accumulo dell’energia elettrica. Il modello di base può essere quello dei sistemi presenti negli ospedali, riproducendoli con caratteristiche tali da renderli adeguati, per quantità e qualità, al servizio di un quartiere, di un borgo o di una piccola città. Il sistema ad accumulo può basarsi anche su energia proveniente dalla rete, quindi prescindendo dalla generazione diffusa, ma allora la capacità di accumulo dovrebbe essere molto grande. Invece, basandosi sull’accumulo da sistemi di generazione da fonti rinnovabili, il sistema di accumulo potrebbe essere di dimensioni più ridotte, e consentire una maggiore autonomia senza essere elefantiaco. La soluzione migliore potrebbe ragionevolmente essere un’integrazione dei due metodi, di generazione termica e di accumulo di energia elettrica e il criterio di scelta potrebbe essere quello dell’investimento da fare a fronte di una precisa specifica di servizio da mantenere: potenza da erogare e durata del servizio d’emergenza prima della ripresa della rete elettrica.

Sezionamento

Quale che sia il sistema adottato per assicurare la continuità del servizio elettrico di una comunità, si deve comunque evitare la dispersione dell’energia elettrica verso l’esterno, perché, se ciò avvenisse, inevitabilmente il sistema entrerebbe in crisi per sovraccarico. Per evitare che questo avvenga, è necessaria la presenza di interruttori che permettano di circoscrivere l’area di erogazione da parte del sistema di continuità. Non sarebbe difficile: qualora già non ci siano, è sufficiente l’installazione di due interruttori sull’ingresso alla cabina BT: uno, per l’ingresso dalla rete e uno per l’ingresso dal sistema di continuità (immagino che sia già così negli ospedali e negli altri casi in cui venga utilizzato un sistema di continuità). Quando entra in servizio il sistema di continuità, si apre l’interruttore lato rete e si chiude quello lato sistema di continuità, e si fa il contrario quando il servizio della rete riprende. Comunque, è opportuno evitare l’impiego sotto sistema di continuità di apparecchiature che possano essere danneggiate da sbalzi di tensione, salvo che un idoneo stabilizzatore possa evitare questi stress.

Alcuni casi particolari

Ci sono poi alcuni casi particolari, quali, ad esempio, le industrie energivore, le grandi aziende, i grandi cantieri edili, quelle che Edgar Wallace chiamava “ferrovie elettriche sotterranee” e altre ancora. Ne riparleremo.

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