Rossana

La morte di Rossana Rossanda, la ragazza del secolo scorso

A 96 anni se ne è andata la ragazza del secolo scorso, un esempio di coerenza durato tutta una vita.

Ho letto alcuni anni fa il libro autobiografico che porta quel titolo, e la cosa che più mi ha colpito è stato lo stupore sui risultati delle elezioni del 1948: non solo la DC aveva ottenuto una solida maggioranza, ma il PCI aveva perso anche nelle città operaie, e lei era stata segnata dalla sconfitta a Sesto San Giovanni. E ricordo però anche quel che ho sentito dire a Luciano nel 1994, o 95: nel 1948 è stato un bene che abbiamo perso, perché oggi l’Italia sarebbe peggiore. Probabilmente è tutto vero, ma ciò non toglie che molti dei diritti di cui oggi godiamo siano il frutto del lavoro e delle lotte dei comunisti italiani.

Il parere di mamma era più lapidario: la Rossanda? Antipatica e presuntuosa. Sull’antipatia c’è poco da discutere. Sulla presunzione, mi sento di dire che quando uno è bravo, la sua non è presunzione, piuttosto, un eccesso di autostima che sconfina nel narcisismo, un difetto che però è tipico soprattutto degli estremisti, non di quelli come lei.

E poi c’è quello che scrive Mughini (Huff. Post, 21/09): “Rossana continuava ad autodefinirsi “una comunista”, un termine che non vuol dire nulla a meno di non mettere nello stesso mazzo i comunisti italiani, i comunisti francesi, quelli rumeni, quelli cubani, o magari i comunisti della Germania Est, ciò che sarebbe palesemente una mostruosità della ragione.” Mughini non ha capito nulla del comunismo, che è una forma di socialismo in cui la proprietà dei mezzi di produzione è collettiva, però, il suo riconoscimento della differenza tra i comunisti dei vari paesi gli fa onore.

Ciao, ragazza.

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