La solitudine del numero Tre

L’articolo di Pierluigi Battista del 20/07/21

Scrive il Battista su Huffington Post che tertium datur, e che trascurando la terza posizione per lui sempre presente in qualsiasi contesto, si semplifica una realtà complessa e di conseguenza ci si allontana da una giusta valutazione dei problemi.

Gli esempi che fa sono tre: il vaccino, l’ambiente, il G8 di Genova.

Sul primo, credo che si possano condividere le sue idee: la contrapposizione tra vaccinisti e no-vax trascura una importante fetta di persone che non sono no-vax, ma che hanno tuttavia dubbi e remore. La vera battaglia è tirare queste persone dalla parte giusta con il ragionamento, e non con gli anatemi.

Sull’ambiente, credo che anche Battista semplifichi il problema, e che le posizioni possano essere molte di più. La stessa cosa vale per il G8.

Per l’ambiente, nella contrapposizione Greta-sì e Greta-no inserisce la posizione di quanti (la maggioranza) desiderano un ambiente migliore senza rinunciare a troppi aspetti del benessere raggiunto. Trascura due importanti aspetti: il conteggio di tutti quelli che il benessere non l’hanno raggiunto, e che giustamente vi aspirano; l’infinita varietà delle posizioni come la sua (la mutevolezza su quanto e a cosa rinunciare per migliorare l’ambiente). Ci si può riconoscere nelle sue idee solo in linea di massima, perché poi incominciano i problemi veri quando si scende nel dettaglio sull’alimentazione, sull’energia, sulla mobilità e molto altro.

Sul G8 di Genova, Battista dice che oltre ai manifestanti pacifici e ai poliziotti picchiatori c’erano anche dei manifestanti violenti che, pur differenziandosi da “l’infima minoranza dei black bloc dedita alla devastazione e al teppismo”, non erano tuttavia affatto pacifici e fecero di tutto per forzare la zona rossa. Siamo già a quattro posizioni, non a tre: black bloc, manifestanti non pacifici, manifestanti pacifici, poliziotti picchiatori. In realtà, c’era molto altro: poliziotti “normali”, per esempio, e poi i Genovesi, e le personalità che partecipavano agli incontri politici, tutti variamente coinvolti. E poi (ma questo esula dal discorso odierno), ci sarebbero mille altre domande ancora senza risposta: quali ordini aveva dato il ministro dell’interno? Quali ordini avevano dato i vertici della polizia? Cosa avevano assunto (amfetamina, cocaina) i picchiatori? Chi fabbricò le prove false che dovevano incastrare i manifestanti pacifici?

Insomma, anche il numero tre è una semplificazione in una realtà terribilmente complessa, talmente complessa che anche andando per ottimizzazioni parziali, che è il massimo che si possa realisticamente puntare a fare, si corre seriamente il rischio di produrre guasti irreparabili, soprattutto in tema d’ambiente.

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