I racconti della bicicletta

Raccolta di scritti di Gianni Mura

Gianni Mura scriveva bene. È un po’ abitudine dei giornalisti italiani, forse per la scuola di Buzzati e degli altri come lui, scrivere come se ci fosse un libro al posto del giornale, ma per Mura non era così: pur avendo all’attivo vari romanzi, quando scriveva per il giornale, lo faceva da giornalista, e non da scrittore. Ma conserva un’abitudine da intellettuale, quella di possedere e usare uno sguardo divergente, che non si concentra solo sull’argomento che il giornale gli propone, ma gli permette invece di guardarsi in giro e vedere il mondo che gira intorno.

In questo libro, l’argomento è lo sport, e in primo luogo il ciclismo, sott’ordine Tour de France, ma ci sono molte altre cose: ci sono i suoi primordi da giornalista, prima di confrontarsi con i giganti della Grand Boucle; e poi c’è il brutto della bicicletta, le morti assurde dei ciclisti, gli incidenti che recidono una carriera e la piaga del doping; ma ci sono anche vini, formaggi e cucina francese, come pure i fatti e luoghi a cui era maggiormente affezionato, in Francia e in Italia.

È una lettura piacevole e appassionante, non solo per gli appassionati di ciclismo. E, detto per inciso, un po’ sorprendentemente, il gigante che emerge su tutti gli altri è Jacques Anquetil, il Sultano. Manca su di lui, il giudizio che espresse Fausto Coppi: “Sperate che non impari mai a fare vita da atleta, perché vi rimarrebbe solo da correre per il secondo posto”.

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