Il sol dell’avvenire

Film di Nanni Moretti

Un regista megalomane gira un film sul 1956: in una sezione comunista della periferia romana sono ospiti gli artisti di un circo ungherese quando l’armata rossa schiaccia i moti di Budapest. C’è chi si allinea alle direttive del partito e c’è chi ne restituisce la tessera.

Nanni Moretti prende in giro se stesso facendo un film sul cinema, e lo fa in maniera talmente esasperata da risultare insopportabile come personaggio e indisponente come attore, sempre sopra le righe. L’esasperazione dei toni è certamente scelta e voluta, come in altre opere dello stesso autore, ma non saprei dire quanto sia proficua per disegnare bene personaggio e idea.

Celebra il cinema francese e sogna il Fellini della Dolce Vita e di Otto e Mezzo, con catarsi finale in via dei Fori Imperiali. Tutto scelto, tutto voluto, comprese le partecipazioni amichevoli, ma tutt’altro che casuali, non soltanto di molti artisti italiani di tutte le età, ma anche di altri personaggi illustri, tra i quali il senatore Renzo Piano.

Mi è sembrato non all’altezza di precedenti prove di Moretti, e il suo film che mi è piaciuto di più resta Bianca.

Musiche in sottofondo bellissime e bellissimo il cinema Verdi di San Vincenzo, dove abbiamo visto questo film.

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