Con i piedi nel fango

Breve saggio di Gianrico Carofiglio, Gruppo Abele, 100 pp, 11 €.

È un libretto sul lavoro politico e il parlare politico. Spiega come e perché in politica si debba procedere per approssimazioni successive, ma con la vista sempre a guardare un futuro lontano. Pensare globalmente e agire localmente, si diceva una volta: Carofiglio dice una cosa simile, ma trasposta dallo spazio al tempo, cioè agire nei tempi brevi avendo bene in mente dove si vuole arrivare nei lunghi…. Oggi, purtroppo, ai tempi lunghi non pensa più nessuno, forse perché quelli, e sono pochi, che saprebbero farlo hanno di meglio da fare. Parla dell’etica nel lavoro politico e dei limiti della trasparenza, che non può essere estesa a tutto, pena l’impossibilità di realizzare quanto necessario. Indica il Principe di Machiavelli come testo fondamentale, nonostante i quasi 500 anni trascorsi, e fatte le dovute avvertenze sulla differenza tra il principe rinascimentale e un governante eletto in base a percorsi democratici. Non è un libro di facile lettura, nonostante la brevità. Alcune note di dettaglio:

C’è qualche incertezza, forse solo di linguaggio: non è chiaro se si intende procedere per percorsi subottimali. È evidente che in politica non si può procedere a ottimizzazioni generali, perché il sistema è troppo complesso, ma c’è differenza tra lo scegliere i percorsi subottimali o fare ottimizzazioni parziali.

Il libro usa il termine tolleranza in modo diverso da quello generalmente inteso: di solito si intende la tolleranza per chi è diverso, ed è un concetto negativo, perché sembra partire dalla valutazione che c’è qualcuno di superiore e qualcun altro inferiore, e perciò da tollerare. Qui, invece, si parla di tolleranza tra pensieri politici diversi, e io credo che in realtà questa tolleranza ci sia, ma che non si desideri farla apparire, perché certuni credono che sia più conveniente per loro mantenere un clima perennemente rissoso.

Sull’intellettuale in politica, una volta detto che il termine non rende conto della società presente, quanto di quella di qualche decennio fa, dice poi che il compito dell’intellettuale non è quello di proporre delle soluzioni, ma quello di sollevare dei dubbi. Ma forse oggi i dubbi sono già troppi, e sarebbe meglio che qualche soluzione saltasse fuori.

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